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UNA FAMIGLIA FRANCESCE 1943/1962 ipotesi per un film

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Famiglia francese16 giugno – 26 agosto 2018
SCALONE VANVITELLIANO – PESARO

Con l’estate 2018 e in occasione dell’apertura della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, riparte la stagione espositiva dello Scalone Vanvitelliano, sede del circuito Pesaro Musei dedicata ad eventi di cultura fotografica. Un nuovo ciclo di mostre realizzate con il sostegno della Regione Marche e organizzate dall’Associazione culturale Macula, sotto la direzione artistica di Alessandro Giampaoli.

Sabato 16 giugno alle 18, inaugura la prima mostra “Mauro Santini. Una famiglia francese, 1943/1962, ipotesi per un film”, sostenuta del Comune di Pesaro – Assessorato alla Bellezza in collaborazione con Sistema Museo, che sarà visitabile fino al 26 agosto.

Tutto nasce con un cofanetto di latta, ritrovato a Parigi, al mercatino delle pulci di Porte de Clignancourt. All’apparenza vuoto, conteneva invece circa 1200 negativi che ritraggono la vita di una famiglia francese: la storia inizia nel 1943, con un matrimonio e la successiva nascita di un bimbo, per terminare nel 1962, anno in cui il figlio della coppia, ormai ventenne, si imbarca in Marina a Brest. Qui si perdono le tracce della famiglia ed il cofanetto termina il suo racconto; qui cominciano le ipotesi di un film con il regista fanese Mauro Santini, noto per i suoi racconti visivi.

I negativi sono catalogati e suddivisi per anni, luoghi, viaggi, piccoli e grandi eventi; colpiscono in particolare le immagini dell’estate 1957, anno in cui la famiglia trascorse le vacanze estive all’Hotel Astoria di Pesaro.

Corpo principale dell’esposizione sono tutti i negativi ritrovati. La scelta di non trasferire in positivo le pellicole, se da un lato limita la visione dei volti dei protagonisti, dall’altro permette di serbare e custodire la vita di questa famiglia, conservandola in un limbo tra l’esposizione e l’oblio, quell’oblio cui era stata relegata dalla deriva del cofanetto.

Le sole immagini stampate su carta in positivo saranno di alcuni grandi paesaggi: una scenografia composta di fondali sui quali inscrivere le loro silhouette.

Ormai da anni, questo materiale è diventato il corpo di un film da farsi; un film che si propone di ripercorrere le tappe della vita della famiglia, seguendone le tracce nei luoghi e nelle città ripresi dai loro scatti: partendo da Pesaro, muovendosi verso Parigi, passando per Annecy, Grenoble, Marseille, San Sebastian, Bayonne, Trouville sur mer, fino a Brest e all’imbarco del figlio. La sua partenza via mare coincide con le ultime fotografie del cofanetto, con la conclusione della storia che raccontano e delle ipotesi elaborate durante gli spostamenti e le ricerche.

Un film / diario di viaggio, che vivrà della scoperta continua dei luoghi, scenari in campo lungo, oltre la trasparenza dei negativi in primo piano.

In mostra anche un video di 12 minuti: il soggetto filmato dell’episodio pesarese, prima sequenza che darà il via al film, iniziando la narrazione dall’estate in spiaggia del protagonista, allora quattordicenne. Un prologo che precede la partenza alla ricerca del bambino di allora, oggi settantacinquenne, il cui possibile incontro costituisce insieme la vocazione e l’incognita stessa del film, la sua incerta struttura.

Inoltre un “quaderno” tenterà di raccontarne la genesi: alcune immagini, le buste contenenti i negativi con appunti e luoghi, tracce e note di lavorazione del film ed in particolare testi di scrittori che, coinvolti nel progetto, tracciano possibili storie, danno letture personali, immaginando relazioni e spostamenti.
Ipotesi plurime che diventano la struttura stessa dell’esposizione, “appoggiata” su un supporto così fragile come una pellicola negativa, luce riflessa su nitrato d’argento – gravata, come dice Barthes, dalla contingenza di cui è composta, un involucro trasparente e leggero – nel tentativo di raccontare un film in itinere, costruito nel farsi stesso della mostra.
Un film che se non dovesse mai trovare compimento, troverà esaurito il suo essere nell’esposizione stessa.

Installazione in mostra realizzata grazie a Vitemper di Pesaro.

Mauro Santini è nato a Fano nel 1965. Dal 2000 realizza film senza sceneggiatura, documentando un vissuto quotidiano in forma diaristica; nasce così la serie dei Videodiari, racconti visivi in prima persona legati al tempo, alla memoria e alla ricerca di sé. Fra questi il lungometraggio sperimentale Flòr da Baixa presentato in concorso al Torino Film Festival 2006 e al Festival du Cinéma Différent et Expérimentaux di Parigi.
Numerose le partecipazioni a festival internazionali (Venezia, Locarno, Oberhausen, Jeonju, DocLisboa, Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro tra gli altri) e a retrospettive di cinema sperimentale (‘Elettroshock, il video italiano dagli anni ‘70 ad oggi’ a cura di Bruno Di Marino – ‘La cité des yeux, une saison italienne’ cinema d’avanguardia italiano 1968/2008 a cura di Nicole Brenez e Federico Rossin – ‘Fuori Norma, la via sperimentale del cinema italiano’ a cura di Adriano Aprà). Rai Tre – Fuori Orario ha dedicato particolare attenzione al suo cinema con programmi monografici a cura di Enrico Ghezzi e Roberto Turigliatto.

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